| gattochiatto |
| | HANDS ON Metroid: Other M, quantomeno sulla carta, è il classico titolo da sudori freddi. Brand Nintendo amatissimo, coccolato nel recente passato dalla cura Retro Studios, ha un feeling particolare con i fan, soprattutto di primo pelo. Che adorano sì l’innovazione, ma a piccole dosi. Microscopici perfezionamenti della formula collaudata da Super Metroid, qualche limatura qua e là, ma senza scossoni strutturali evidenti. Nessun sacrilegio, per cortesia. Già l’era GameCube aveva visto una prima fase (ormai lontana, anzi, lontanissima) in cui si gridava allo scandalo ogni qualvolta la casa giapponese rilasciasse nuovi screen del reboot ad opera di Retro Studios, che comunque convinse i più confezionando una trilogia consegnabile di peso alla storia del videogioco. Perché riscriveva in poligoni e prima persona la sinfonia orchestrata un paio di decenni fa da Yokoi e soci, fatta di platforming e shooting, unita ad una costruzione della mappa tale che invogliava e convogliava le attenzioni del giocatore verso l’esplorazione maniacale dell’area di gioco. Per Metroid: Other M, Nintendo rischia ancora. Già la composizione del titolo pare sintomatica di qualcosa di diverso. O forse, è solo un riuscito gioco di parole per stuzzicare le fantasie degli appassionati. Ma supposizioni a parte, il gioco c’è. E convince a tutta forza. Testato al Nintendo European Summit, Metroid: Other M è figlio legittimo di una joint venture dall’altissimo tasso harcore. Una collaborazione, quella con Team Ninja, che pesca nel passato, riadattandolo, rendendolo contemporaneo. Moderno, ma pur sempre Metroid. Un altro capolavoro in arrivo prima dell’estate? Crediamo proprio di sì.
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